BIAS 2018 di Palermo viene presentata a Venezia con la mostra Porta itineris dicitur longissima esse dal 10 maggio al 30 giugno 2017. Nel Algiubagiò Garden Ca’ Donà una collettiva sul tema della porta curata da WISH WOrld International Sicilian Heritage ed il Politecnico di Torino. Si varca la prima sala allestita da Michela Sichera del Politecnico con le opere tratte dal progetto Gang City presentato a Venezia alla Biennale di Architettura del 2016 per entrare a fondo, ben oltre l’ordinario pregiudizio in termini di spiritualità. Ci si addentra nel labirintico e profondo universo di BIAS sul tema della porta. L’artista, gli artisti, insieme nella loro diversità offrono una interpretazione autentica del tema filosofico e spirituale della porta. Entrando a sinistra il Protoquadro di Federico Bonelli offre miglioni di immagini possibili si San Francesco da paola mentre attraversa lo stretto di Messina. Ogni frazione di secondo p scandagliata da una pennellata logaritmica nuova, il fluire impercettibile ma veloce del movimento muta l’immagine nella porta del nostro visus sempre un secondo dopo. Il passato irrompe nel presente rivelando una immagine sempre nuova.
Davanti al Protoquadro una immagine stampata su tela trasparente Les Vestiges du jour di Rosa Mundi ci narrano di due arcate superiori di due immense porte, all’apparenza coeve, e semplicemente di pura archeologia. In realtà tra una porta e l’altra vi sono almeno quattro secoli di umanità. Siamo in Siria qui il tempo sembra essersi fermato. Le pietre ci rivelano le innumerevoli volte in cui si è fermato.
A destra della foto le opere “dissoluzioni” di Gaia Todeschini prese a Saragoza. lineari e sobrie a seguire dopo le porte siriane di Rosa Mundi a significare l’archeologia, sopravvenuta al tempo dell’umanità che l’ha creata, che non lascia più alcun rapporto di qualità o di canone estetico. Una iniziale costruzione bianca, immersa nella natura lascia intravedere le colline di ulivi. Poi lentamente il suo diradarsi sino al suo totale abbandono. SI procede in senso antioario nella visita della mostra. le ultime tre dissoluzioni di Gaia Todeschini sono la testimonianza di quello che la nostra umanità, il nostro secolo lascia al tempo: porta senza più attorno costruzioni cementizie, implose, dirupe e cadenti. Sul fondo un paesaggio desolato di campi di pale eoliche. A seguire la foto dell’ultimo trattao dell’autostrada di Reggio Calabria del fotografo Armando Perna conducono all’ultima porta, all’ultimo viadotto terminato dopo anni. La fragilità delle “gambe” del viadotto è il primo piano della foto.
A seguire the table of alliance di Daniela Papadia che comunica con The last dinner’s key di Rosa Mundi in un gioco ininterotto di riflessi e rimandi filosofici, tra cioò che siamo, ciò che crediamo di essere, ciò che possiamo realmente comprendere essere.